I lunghi capelli neri di Gaitelgrima


di Angelo Gambella



Nel nostro medioevo non c’è molto spazio per le donne, ma di alcune, in particolare, si è conservato qualche ricordo o documento. È il caso della figura di Gaitelgrima, che qui vorrei far conoscere. Figlia del conte normanno Roberto e di una nobildonna di origine longobarda, pure lei Gaitelgrima, viveva al principio del XII secolo nell’ampia regione governata dal padre e comprendente le città vescovili di Alife, Caiazzo, Telese, Sant’Agata de’Goti, il Taburno ed Airola. In quanto figlia di un conte poteva sperare nel matrimonio con un signore normanno, destino che, in effetti, il padre aveva pensato per lei. Roberto era un grande diplomatico ed uomo di governo; lo vediamo finanche raffigurato in miniature: bellissima quella di un codice coevo della Biblioteca Apostolica Vaticana, dove il conte è seduto in trono con mantello ed abiti sontuosi.

Attorno al 1114, la giovanissima Gaitelgrima trovava marito in Guglielmo duca di Puglia: il conte Roberto era riuscito ad allacciare un legame familiare con uno dei grandi signori feudali del Sud. Di Gaitelgrima duchessa sappiamo che è presente ad un atto del marito redatto all’Abbazia della Trinità di Cava e che è a fianco al coniuge nel 1127, quando questi si spegneva a Salerno. Gaitelgrima è eccezionalmente ritratta dal cronista Falcone di Benevento, che coglie la sua umana disperazione: emette un forte grido e si taglia quei capelli che aveva cresciuto così “lunghi e delicati” per gettarli sul corpo del consorte. In tredici anni di matrimonio non era riuscita a dare un figlio al duca: sarebbe stato un discendente sia della casa degli Altavilla di Puglia e Sicilia, sia della casa normanna di Alife-Caiazzo, ora rappresentata dai due fratelli di lei, Rainulfo d’Alife e Riccardo di Ravecanina. Gailtegrima manteneva forse poteri feudali su Mercogliano, mentre iniziava la lotta finale per il dominio nel Sud fra i due più abili condottieri, Rainulfo d’Alife e Ruggero di Sicilia, parente più prossimo del duca.

Circa vent’anni fa, alla riapertura del sepolcro di Guglielmo nel duomo di Salerno, si osservarono nitidamente, sopra ai resti dell’uomo, ampie ciocche di capelli neri.

Torna alla mente la toccante scena dei lunghi capelli di Gaitelgrima.


Torna su

Torna alla pagina principale

Originariamente pubblicato a stampa in ''Clarus'' n. 3 febbraio 2008 (Nuova Serie)
Edizione elettronica del 25.02.2008 © A. Gambella, tutti i diritti riservati